Testimonianza resa da Paola Di Meglio nata a Napoli il 9 febbraio 1951, circa i fatti e gli eventi relativi a Tassone Ivano Pahlavi Savoia Garro.
Nota: i tre asterischi stanno per nomi concreti.
Autunno 1978
Conosco Ivano ad un corso di inglese alla “British School” , in piazza Galimberti, a Cuneo. La scuola non esiste più , né mi risulta abbiano fatto altri corsi in seguito. Ivano, ventunenne , è un gran bel ragazzo , con un meraviglioso sorriso ed una innata eleganza. Mi colpisce soprattutto per la sua grande disponibilità e bontà ,oltre che per la sua profonda intelligenza e capacità di entrare subito “in sintonia”. Ha modi molto distinti e conversa di qualsiasi argomento con la sicurezza e la profondità di chi lo conosce bene. Al corso di Inglese mi sembra quasi fuori posto . Si crea subito simpatia e presto diventiamo amici. Ivano non è sempre presente alle lezioni.Si assenta verso la fine dell’anno fino oltre le vacanze natalizie ( fra la fine del 1978 e l’inizio del 1979) . Di quel corso non ho alcun attestato né mi risulta sia stato dato ad alcuno dei partecipanti. Del resto mi ci sono iscritta su insistenza di una mia collega di Borgo San Dalmazzo ( CN ) che non voleva frequentarlo da sola ; diceva di averne bisogno per sostenere un esame di inglese presso la facoltà di Psicologia a Padova ( è ancora iscritta adesso e a tutt’oggi – 2005 – non mi risulta abbia dato ancora quell’esame); promise che mi avrebbe ricambiato iscrivendosi poi a un corso di Francese che invece interessava me e che non si sarebbe fatto mai. L’insegnante di madre lingua è …, strano personaggio in crisi con la regole di grammatica che dovrebbe insegnarci. …, la mia collega con suo marito … una cugina , cominciano a frequentarmi molto assiduamente , insistendo sempre che ci sia anche Ivano. La mia collega in questo periodo mi dice che la timidezza di Ivano è dovuta ai “ ben noti problemi con la madre”. Siccome cado dalle nuvole ,cambia subito discorso. In realtà con Ivano non si parla della madre. Mi ha detto che la persona di cui porta il cognome, … non è suo padre . Mi dice che nei confronti di costui prova grande disprezzo , ma non va oltre . Ho comunque subito notato – e glielo ho detto – che non ha certamente né modi né tratti meridionali o piemontesi . Lui ha accennato a un sorriso. Sono a conoscenza che vive in casa con quelli che io penso essere sua madre e suo fratello ,con i quali non troverò mai alcuna somiglianza. Mi meraviglia molto, anzi, la mancanza di “familiarità”con Lucia ,di quella sorta di confidenza che ho sempre visto , quasi “respirato” in tutti i rapporti madre – figlio che ho incontrato nella mia vita. Lui non dà risposte alle mie perplessità ,né io insisto. Capisco che c’è qualche cosa di cui non può o non vuole parlarmi . Intuisco solo una grandissima sofferenza. Solo molti anni dopo comincerò a capire cosa si nasconde dietro i suoi dolorosi silenzi.
Gennaio 1983
Dopo qualche mese dal mio matrimonio sono informata da mio marito … che lo ha fatto per un preciso “ ordine ” del suo amico senatore…In questi anni Ivano frequenta i salotti delle famiglie più in vista di Cuneo : prefetti , intellettuali e professori , …, ricchissima figlia di un colonnello , nonché la signora …, donna di grandissima cultura e intelligenza ,vedova di un famoso avvocato e politico di Cuneo. Frequenta anche una anziana principessa di antica nobiltà , … e la famiglia di sua figlia … che ha sposato un dirigente di Banca: tutte persone che apparentemente ben poco parrebbero avere in comune con chi sembra essere solo un giovane insegnante, figlio di una insegnante elementare. Quando Ivano mi ha presentato alla signora … mi sono resa immediatamente conto che il livello della conversazione è difficilmente sostenibile per me. Mi sono trovata di in mezzo ad una conversazione che va ben oltre la sola “istruzione scolastica ” , per quanto io abbia studiato. Si tratta di persone veramente e profondamente colte , di fronte alle quali posso solo rimanere incantata , affascinata sia dagli argomenti che dalla profondità ed il garbo con cui sono trattati. Ricominciamo a vederci di nuovo con assidua frequenza quando Ivano , dopo un periodo di insegnamento trascorso a Vicenza , ottiene il trasferimento nella zona di Cuneo. Nel frattempo ci siamo comunque incontrati in diverse occasioni, anche quando è nata mia figlia.
Maggio 1984
Ivano mi mette in contatto con una sua conoscente (…) e mi fa conoscere la baby sitter per mia figlia , un’ ottima ragazza , attualmente Badessa delle Clarisse…Muore un amico. Andiamo insieme al funerale. La moglie del senatore … (… ) mi avvicina chiedendomi di presentarle Ivano. Lo ha guardato per tutto il tempo del corteo funebre al punto che ne eravamo anche un poco imbarazzati. Non si trattava comunque solo dell’interesse di una donna, ma ,come in tantissime altre occasioni, c’era la curiosità e l’ansia di essere presentati a “qualcuno”. D’altronde, il marito, era lo stesso senatore che aveva “ordinato” a mio marito di sposarmi. Durante tutti questi anni tantissime altre volte mi sono capitati episodi del genere. Tutte le volte che qualche persona che mi conosceva mi vedeva insieme a lui, lo guardava con curiosità nello stesso modo; puntualmente faceva in modo di fermarmi per farsi presentare e ci invitava, insieme, a casa sua. Le cose sono completamente cambiate quando Ivano ha cominciato a voler far valere i propri diritti e vedere riconosciuta la sua reale identità .Hanno cominciato ad evitarmi tutti ,compresi i parenti.
Qualcosa , invece non è cambiato ed è il fatto che da sempre, da quando lo conosco, ovunque fossimo, a distanza di alcuni metri, qualcuno lo osservava . Erano sempre persone molto distinte. A volte si trattava di coppie, ma molto spesso c’erano uomini giovani, con occhiali da sole , sempre elegantissimi e molto discreti , sul volto tratti orientali. Non si trattava mai, tuttavia , della stessa persona . Spesso , già allora , ci accorgevamo di auto che ci seguivano.
Febbraio 1994
Avviene l’episodio che segna per me la prima esperienza molto forte e significativa nella lunga e dolorosa vicenda di Ivano, alla ricerca della giustizia, per l’affermazione della sua reale identità. A Cuneo un’auto aveva attraversato con il rosso in corso Brunet, angolo viale degli Angeli tagliando la strada a Ivano e distruggendogli la Peugeot. Ero appena tornata a casa proprio dopo un caffè preso insieme a lui. Mi telefonò appena riavuto dall’impatto. Fui io ad accompagnarlo in Ospedale, non avendolo soccorso l’investitore, certo … ( amico di …) che ebbe la faccia tosta di venire sotto casa mia dopo qualche settimana per chiedermi cosa avessi visto . Cosa del tutto assurda per un normale incidente.
Febbraio 1995
Avevo telefonato all’avvocato …, che seguiva la mia separazione , per chiedergli di assistere Ivano per una ingiustificata nonché ignominiosa querela messa su contro di lui da una ex collega, …, e un altro strano personaggio. L’avvocato va letteralmente fuori di testa non appena lo vede nel suo studio, o, meglio, lo “riconosce”. Mi dice, irritatissimo, e impaurito, che avrei dovuto avvisarlo che era “quel “ mio amico e che non avrei mai dovuto portargli “LUI”. Non da spiegazioni del suo comportamento né vuole difenderlo.
Marzo 1995
L’avvocato …, con una serie di pretestuose argomentazioni, rinuncia a rappresentarmi nella causa di separazione con tanto di lettera scritta, peraltro poi acquisita anche dalla Procura di Torino. Devo aggiungere, in proposito, che avendo saputo che la querelante , … è conosciuta dal senatore …, gli ho parlato affinché la convinca a ritirare la assurda querela nei confronti di Ivano , ma il senatore –dichiaratosi disponibile in un primo momento – mi dice dopo qualche giorno che su quella questione lui non ha potere di intervenire ,come gli fosse impedito da qualcun altro a lui superiore , ma da chi?! ( La vicenda si concluderà poi , dopo qualche anno di inutili rinvii , con lo stralcio del nome di Ivano per la sua completa e assoluta estraneità dai fatti)
26 Marzo 1996
Sono convocata come testimone all’udienza del procedimento per omissione di soccorso nei confronti di … in occasione dell’incidente che aveva causato a febbraio 1994. La sentenza di assoluzione per l’investitore viene emessa ( guardate le combinazioni!) dal giudice onorario avvocato … ( tutto preannunciato – SIC!- dallo stesso … telefonicamente ad Ivano): Il fatto non sussiste – quindi non c’è stata omissione di soccorso – perché non v’era “sanguinamento” al volto! Fiduciosa nella giustizia dopo alcune settimane , accompagno Ivano in Tribunale per chiedere la motivazione della sentenza : c’è tra gli impiegati un po’ di panico , accompagnato da qualche titubanza. Poi un cancelliere in carriera mette fine alla questione , strappando il fascicolo di mano all’impiegata rimasta immobile dietro la porta .
Nega qualsiasi diritto a conoscere la motivazione, perché “ la questione non lo riguarda” .
Ho riconosciuto in lui il fidanzato (ora marito) dell’avvocato … dello studio legale … che seguiva la querela. Inutile aggiungere che nemmeno la stampa locale accetta di pubblicare alcunché in merito,appena sente di chi si tratta. Uno degli interpellati è …, responsabile pro tempore de “la Guida”, settimanale cattolico , che balbettando cerca vaghe , improbabili, motivazioni “politiche”. L’altro interpellato , … fa finta di interessarsi della cosa, cercando invece da me notizie su Ivano. Promette la pubblicazione su “la Masca”, settimanale laico , della motivazione ove mai riuscissi ad averla , cosa già negata e certamente impossibile.
Siamo ormai ai primi mesi del 1996
E’ a causa di tutti questi strani episodi che mi sono resa conto Ivano deve essere effettivamente un “LUI” particolare . Egli stesso ha incominciato ad aprirsi con me ormai fiducioso e mi chiede di aiutarlo a far venire fuori la verità. Nell’anno seguente cominciamo a cercare notizie all’ Anagrafe di Cuneo.
Estate 1996
Ivano trova uno strano certificato di nascita di Ivano Tassone nato il 20 novembre 1957 , datato 12 novembre 1957.
Settembre 1996
All’Anagrafe Comunale ci rivolgiamo in un primo momento ad una conoscente che all’epoca abita di fronte casa mia ….
Lei entra nell’ufficio dello Stato Civile e ne esce dopo un po’ di tempo, molto pallida. Ci dice che avremmo potuto avere il certificato integrale solamente su autorizzazione della procura della repubblica, previa richiesta scritta della madre, a causa della necessità del consenso per le notizie riservate, come in tutti i casi di adozione. Questo mi convince che ce ne debba essere una.
Fine anno 1996 –inizi anno 1997
In un libro di Arrigo Petacco ,”REGINA” ci aveva colpito un’affermazione dell’autore circa un amore giovanile tra Maria Gabriella di Savoia e lo Scià di Persia Reza Palhavi. Ci fu poi una trasmissione su una rete televisiva nazionale pubblica che ospitò una sera Maria Gabriella di Savoia. La giornalista ( bruna, 30/35 anni, già vista in qualche altra trasmissione ) le rivolse molte domande sulla sua infanzia ed i giorni immediatamente seguenti il referendum. Lei descrisse anche il viaggio sulla nave che li portava all’estero. Parlò della nurse e dei suoi problemi di salute. Mostrarono alcune foto. La trasmissione andò avanti per un bel po’, tra ricordi e domande, cerimonie e sorrisi, fino a quando la giornalista fece inquadrare una foto che ritraeva le principesse Savoia, in cui il volto di M.Gabriella era evidenziato da un cerchio. Chiese alla principessa di voler raccontare della richiesta di matrimonio fattale dallo Scià di Persia per mezzo di un ambasciatore (autore dell’indicazione sulla foto). Fu tutto molto inaspettato, improvviso, un vero fulmine a ciel sereno, anche nello studio televisivo. La domanda non era stata prevista e la reazione della principessa fu un gelo improvviso, che non riuscì a nascondere la grande irritazione. Non rispose. La trasmissione seguì poi nel clima di gelo che si era creato. Non andò più in onda quella trasmissione, né rividi più quella giornalista in televisione.
Primi mesi 1997
Continuando le nostre ricerche all’anagrafe comunale ci rivolgiamo nei primi mesi del 1997,ad un’altra mia (ex) amica che lavora anche in Comune:…Ripetutamente, davanti a noi,consulta il computer collegato all’anagrafe, ma Ivano risulta essere “soggetto inesistente”. Eppure all’anagrafe da diversi anni sono stati caricati, oltre i nati a Cuneo (come ci risultava essere Ivano) anche coloro che almeno una volta vi avessero avuto la residenza. Vi risulto anch’io, nata a Napoli e persino il mio ex marito che non vi è nato e non risiede più a Cuneo al momento dell’interrogazione dei dati al computer. … però, afferma che sarebbe certamente venuta a capo della faccenda, essendo in grado di accedere a tutti i dati, anche quelli più riservati dei soggetti adottati. Invece non ci fa sapere niente se non che Ivano resta per l’anagrafe di Cuneo “soggetto inesistente”. Eppure all’anagrafe tributaria esiste! Da questo momento … mi eviterà con attenzione!
Torniamo dopo un po’ di tempo direttamente allo sportello dello Stato Civile: l’impiegata consulta il computer e neanche lei trova il nominativo. Allora , dopo altri tentativi falliti , apre davanti a noi un registro molto vecchio e grosso. Vi si intravede una lunghissima annotazione, ma l’impiegata si accorge della nostra attenzione e ci toglie dalla vista il registro, allontanandosi. Ricopia pochi dati su un foglio, dandoci, in pratica un certificato “semplice” di nascita senza nemmeno indicazione di paternità e maternità, sostenendo che quello va bene anche per uso matrimonio. Allora tentiamo di nuovo con un’altra mia conoscente , … Anche lei consulta prima il computer del proprio Ufficio. Poi ne consulta un altro direttamente negli uffici dell’anagrafe. Ivano risulta sempre “soggetto inesistente”. Poi si dirige allo stato civile. Da dove aspetto vedo bene che cosa fa. Entra nell’ufficio e prende lo stesso registro che l’altra impiegata aveva consultato in nostra presenza ; rimane china su di esso e legge a lungo per diversi minuti molto tesa. Quando esce ( ci è parso che siano trascorsi circa 20 minuti ) è pallidissima e sconvolta. Ci dice che non c’é nessuna notizia particolare ; scrive su un pezzo di carta il nome dell’ostetrica ( signora … ) e poi aggiunge che la magistratura non avrebbe potuto consentirci di sapere di più, perchè quello che c’è da sapere è tutto lì.
Da quel giorno … mi ha sempre accuratamente evitato ed anche la madre di cui ero amica non mi ha più frequentato. Addirittura una volta entrambe, alla vista di Ivano che mi accompagnava, sono letteralmente scappate. Dopo qualche giorno contatto telefonicamente l’ostetrica …. Lei non mi chiede chi io sia o come mi permetta di chiamarla senza conoscerla. Neanche rimane sorpresa, tantomeno si indigna, quando – entrando brutalmente in argomento – le chiedo come mai 40 anni prima, nell’ospedale di via Malta a Cuneo, fosse stato dichiarato come nato dopo una gravidanza “a termine” un bimbetto piccolissimo, al massimo pesava un kg e 7 etti, che non aveva nemmeno le unghie. Mi risponde che non è il caso di darsi pena: lui è un bel ragazzo robusto e non gli manca niente! Solo (cito testuali parole) era “ nato non ben rifinito”!, Eppure non dovrebbe sapere neanche di chi parlo. In realtà,fin dalle prime battute telefoniche lei ha mostrato di sapere bene di chi si tratta. Non solo: ad un certo punto ha affermato che se poi lo scambio dei bambini c’era stato (ed io non ho assolutamente neanche accennato a niente del genere) non era detto che fosse stata lei, perché non era certo che ci fosse lei di turno quel giorno. Quando le sottolineo la gravità delle sue affermazioni allora , e solamente allora , mi chiede il nome dell’interessato dicendo che lei stessa avrebbe fatto richiesta di chiarezza all’Autorità giudiziaria. Nel frattempo Ivano ha subito vari e gravi incidenti. Inoltre,nel suo ambiente di lavoro comincia ad essere anche vittima di continue battute sulla sua “adozione”, con insistenti riferimenti alla sua famiglia di origine. Nell’Ufficio dove lavoro ( Agenzia Entrate , all’epoca dei fatti Ufficio Imposte Dirette di Cuneo) i colleghi incominciano a comportarsi in maniera a dir poco molto strana. Quando arrivo tacciono all’improvviso interrompendosi e sono tutti spesso e misteriosamente collegati all’anagrafe tributaria. I computer ,sempre prima lasciati collegati all’Anagrafe Tributaria, vengono ora accuratamente scollegati dal sistema centrale. Dalle mie interrogazioni all’Anagrafe Tributaria Ivano non solo risulta essere esistente , ma sono evidenziati “rapporti con altri soggetti”, come in tutti i casi di omocodie o confluenze. Non riesco , però ad andare oltre, bloccandosi sempre il computer sul suo nome.
Fatico ad avere la chiave di accesso. Riesco ad avere poi, solo quella di livello minimo.
Pasqua 1997
Cercando di capire che cosa stia accadendo e tenendomi volutamente nel vago,chiedo allora ad una mia collega (…) che all’epoca mi frequenta anche fuori del lavoro ( abbiamo trascorso la Pasqua insieme) di aiutarmi a capire che cosa stiano “trafficando ” in Ufficio attraverso l’anagrafe tributaria a danno di una persona a me molto amica. Lei dichiara affannata di non saperne nulla ,ma la tradiscono l’ansia ed il pallore. Il giorno dopo un’altra collega , …, mi chiede senza giri di parole cosa io intenda fare relativamente alla faccenda della quale ho parlato con …Le rispondo che avrei aspettato,certa che la verità sarebbe presto venuta fuori. Da allora in avanti entrambe mi hanno evitato. In questo periodo mi reco con Ivano alla Diocesi di Mondovì per richiedere il certificato di Cresima. Come vede Ivano il prelato che ha aperto la porta ce la rinchiude letteralmente in faccia. Ci allontaniamo esterrefatti e dopo pochi minuti lo vediamo darsela a gambe levate come se avesse visto un fantasma!
22 aprile 1997
Accompagno Ivano alla Questura di Cuneo, per sporgere denuncia in seguito a uno strano ennesimo incidente. Qualcuno ha cercato di colpirlo con una grossa pietra , mentre percorreva la strada per andare in Chiesa , a Madonna della Riva, in Cuneo. Troviamo in servizio l’Ispettore … che ascolta con attenzione, mostrando stranamente di avere inquadrato bene la situazione, come se in realtà la conoscesse e dice: “Probabilmente a monte c’è una famiglia molto ricca e grossi interessi . Ci sono gli estremi per iniziare le indagini , ma devo riferire al mio superiore”. Si impegna a telefonarmi l’indomani mattina , per confermare l’appuntamento. Ovviamente non telefona nessuno per confermare l’appuntamento. Richiamo io e mi dicono che l’ispettore è lontano…Quando il sabato successivo Ivano , da casa mia , cerca del suo superiore, quest’ultimo gli si rivolge malamente , intimandogli di non disturbare mai più la polizia per certe sciocchezze. (Pare che l’ispettore … sia stato trasferito per sempre.)
Maggio 1997
Credendo di togliere la firma da un conto di …, Ivano scopre che esisteva un “Deposito Amministrato” del San Paolo, molto vecchio, del quale riuscirà mai a sapere altro.
Estate 1997
Accompagno Ivano a Racconigi. Qui in un Santuario, un certo … gli chiede di scrivere a Maria Gabriella di Savoia la sua storia in una lettera “sub secreto”. Lo fa, pieno di speranze, ma quando ritorniamo per sapere dell’esito, non ci apre nessuno. L’avvocato … di Torino che ha cominciato ad occuparsi della vicenda di Ivano, prende tutti i miei appunti sulla questione. Dichiara , nel corso della conversazione , che sarebbe stato assai più semplice per lui , se fosse stato solo figlio di un grande industriale come ….
Ott/ nov 1997
Accompagno di nuovo Ivano dall’avvocato … : gli consegna una lettera per uno studio medico che avrebbe dovuto eseguire delle analisi. Trovo strano che abbia sottolineato il nome e cognome nel corpo della stessa. Qualche settimana dopo l’avvocato si ritira, per “pressioni dall’alto”. Alla Parrocchia del Sacro Cuore in Cuneo ci rilasciano un certificato di Battesimo di Ivano a dir poco “strano”,senza indicazione di Cresima e addirittura indicante la data di battesimo nel 1997! Va qui sottolineato che negli anni abbiamo contatto diverse volte M. Gabriella di Savoia. La prima volta fu dopo la richiesta di … circa la lettera “sub secreto”. Non avendo ricevuto risposta, Ivano mi chiese di scrivere a sua madre M.G. Lo feci , anche se ,in verità, recalcitrante. Le chiedevo, sostanzialmente, di rispondergli o , quantomeno, di restituirgli la lettera. Inviammo una raccomandata con ricevuta di ritorno che tornò solo dopo circa un mese e unicamente dietro insistenze e lamentele da parte di Ivano presso gli Uffici Postali. Ci fu addirittura una corrispondenza tra l’ufficio postale responsabile ed con Ivano. Eppure formalmente ero io che avevo scritto! La ricevuta giunse poi con una firma strana, forse cancellata e riscritta. Anche nell’anno seguente Ivano le scrisse, le inviò degli auguri e diversi fax. A mezzo fax inviò anche l’ennesima richiesta di aiuto con una foto. Inutile dire che la cosa cadde nel silenzio totale. La cosa singolare è che non ci fu però nemmeno una diffida nei confronti suoi né miei. Tutto ciò nonostante le numerose telefonate, fatte da entrambi alla principessa, perfino, una volta ad Hautecombe. In genere rispondeva qualche segretario / segretaria in perfetto italiano. Tuttavia, appena sentiva la richiesta cominciava a farfugliare in qualche lingua straniera, intramezzata dal francese, di non capire l’italiano, promettendo tuttavia di riferire alla principessa. Lo stesso capitò una volta che telefonai a Vittorio Emanuele, presentandomi come la “ testimone”. (Singolare il fatto che ci fosse sempre qualcuno a far avere ad Ivano numeri di telefono “criptati”) Una volta telefonai , poi , all’ultima sorella vivente di Umberto : Maria Borbone Parma. Avevamo saputo dalla signora …, amica di Lucia, che viveva in Francia. La stessa B. si era fatti esporre tutti i fatti e gli elementi di nostra conoscenza , promettendo di contattarla o farla contattare da qualche sua parente o amica che abitava nei pressi della villa della principessa. La principessa Borbone rispose subito molto gentilmente a me interlocutrice dall’Italia; non appena le chiesi però di parlare di Ivano a sua nipote , si agitò immediatamente moltissimo , letteralmente in panico e disse che non le era possibile assolutamente perché non la vedeva mai. Interruppe terrorizzata la telefonata. Tutte queste telefonate sono state fatte insieme ad Ivano ,con il microfono spostato o il “viva voce” affinché sentisse.
In molti casi eravamo costretti a chiamare da cabine perché avevamo spesso entrambi la linea telefonica interrotta.
Gennaio 1998
Ivano viene di proposito a prendermi all’uscita dal lavoro . Le colleghe che prima mi frequentavano e che conoscevano anche lui, sono uscite insieme dall’Ufficio .Alla vista di Ivano rimangono praticamente immobili , quasi fossero pietrificate e non riescono neanche ad allontanarsi dal portone , pallidissime ed addirittura tremanti. Quando,all’indomani , chiedo spiegazioni , non ricevo alcuna risposta. In compenso mi viene immediatamente tolto anche il saluto.
Maggio 1998
La prima Ostensione della Sacra Sindone dopo l’incendio della Cappella avvenne nella primavera del 1998. La prima visita alla Sindone insieme a Ivano fu l’ 8 maggio del 1998.Era un venerdì e lui stesso aveva prenotato telefonicamente per due persone . Sul biglietto che gli avevano mandato era persino scritto l’orario di inizio e di fine della visita stessa : solo quindici minuti in tutto. Eravamo arrivati prima del tempo , ma già fuori i giardini reali ,al primo ingresso ,un signore distinto fece un cenno ad Ivano , lasciando fuori un folto gruppo di pellegrini già in coda. Sulla passerella in legno ,all’interno dei giardini ,man mano che ci si avvicinava alle grandi tende viola , restavamo sempre più isolati da un già sparuto gruppo di persone , neanche dieci , di cui alcuni stranieri , grazie all’intervento di addetti , posti a destra e a sinistra della passerella , che fermavano gli altri pellegrini presenti o lasciavano passare solo noi , unicamente con gesti o cenni. Tutto questo avveniva infatti in un grandissimo silenzio ,con estrema deferenza nei confronti di Ivano ,al cui avvicinarsi gli addetti , dei quali si individuavano immediatamente i modi aristocratici , chinavano il capo in segno di saluto e rispetto .Alcuni di questi , poi , quasi ci accompagnavano per un breve tratto ,fino a raggiungere il successivo gruppetto di incaricati che, a loro volta , dopo aver fatto largo a Ivano , a loro volta ci accompagnavano , quasi come se silenziosamente e assai discretamente lo “ scortassero ”. Ciò avvenne per tutto il tragitto e anche nella sala di proiezione eravamo quasi soli. Costoro facevano in modo , comunque , che Ivano fosse sempre “isolato” rispetto agli altri , qualche passo avanti ; tutti rimanevano distanziati di qualche metro , me compresa . Più volte notai discreti sguardi di intesa tra alcuni presenti .Molti di loro indossavano berretti azzurri con lo stemma dei Savoia. Entrati nel Duomo , ci avvicinammo da sinistra alla Sacra Sindone. Stesso copione : cenni di saluto con il capo , sorrisi appena accennati .Davanti alla Sindone potemmo rimanere per tutto il tempo desiderato . Ci fermammo lì almeno per un quarto d’ora e ci allontanammo solo quando Ivano mi fece cenno di andare. Alla chiusura dell’Ostensione del 1998 (credo fosse agosto ) arrivammo al Duomo appena prima della Funzione. La gradinata era gremita di fedeli .Molti uomini indossavano una specie di uniforme azzurra con stemmi dei Savoia. Non si poteva entrare ,ma uno degli uomini in divisa ,dopo un cenno ad Ivano ,alzata una Transenna di corda rossa , ci fece passare ,facendoci largo fino all’ingresso nel Duomo stesso. Anche nella Chiesa c’erano diversi uomini con la stessa uniforme.Per tutto il tempo della Messa due di loro furono sempre a pochi passi da Ivano .
Estate 1998
Anche l’impiegata del Comune … non mi aveva più frequentato ,dopo le nostre ricerche all’anagrafe di Cuneo; un giorno però, Ivano ed io la incontrammo in piazza Galimberti e dopo diversi suoi tentativi di evitarci la invitammo a bere un caffè insieme a noi. Portammo il discorso sul famoso certificato e sul registro sul quale avevamo intravisto la lunga annotazione. Non sono sicura che Ivano no abbia suggerito il cognome “Savoia”, ma sono certa che …. pronunziò “da parte di madre” affermando che la madre fosse ,appunto una Savoia. Numerosi sono gli “incidenti” subiti da Ivano. Di alcuni sono stata testimone oculare. C’ero anch’io a Torino quando gli tagliò la strada un motociclista “affumicato ” in volto. Se non posso affermare di averlo visto tirare fuori la pistola ne ricordo l’espressione del volto e ricordo la dinamica del fatto. Cimitero di Cuneo: una signora spingeva Ivano con delle grosse forbici , adatte ai fiori , dietro la schiena. Non era sola. C’era anche un uomo che copriva lo spazio della porta. La donna , che riconobbi nella sorella … della mia collega … , lo spingeva dentro, senza apparente motivo. Andò via solamente perché io tornata indietro le dissi in modo secco di uscire e non mi mossi di là; allora abbassò le forbici e si allontanò con quell’uomo.
Ottobre 1998
Nel mese di ottobre 1998, Ivano mi telefonò un pomeriggio ( era venerdì ) chiedendomi se ero disponibile ad ascoltare una persona che era andata al mattino a scuola appositamente per contattarlo. Mi resi disponibile .Arrivò dopo qualche ora insieme ad un’insegnante in pensione di Peveragno: …Questa confermò in mia presenza più volte che aveva saputo dal dottor …. che lei conosceva (e che diceva essere imparentato con …)che Ivano era figlio di Maria Gabriella di Savoia e dello scià di Persia Reza Pahlavi.Aggiunse anche che il dottor …. aveva affermato che il Vaticano si era opposto al matrimonio tra i due. Rimase molto a lungo a casa mia insieme a noi,prendendo appunti fin dopo cena,per avere elementi utili , disse , per contattare conoscenze molto altolocate ( addirittura in Vaticano).
Dopo qualche giorno invece mi telefonò affannata chiedendomi di far finta di non avere mai saputo niente da lei. Mi rifiutai.
Seppi da Ivano che era già stata a casa sua ,affermando che quel dottor …. che le aveva raccontato della nascita di Ivano non voleva essere coinvolto nella faccenda.
Febbraio 1999
Andai con Ivano a Cavallermaggiore l’ultima domenica di febbraio 1999.(Ricordo che avevo notato che il mese di marzo cominciava proprio di lunedì) Ivano aveva avuto un contatto telefonico con il sig. … che lo aveva invitato ad andare lo stesso pomeriggio a parlare con lui. Abitava in una villetta esternamente simile a tante altre , non particolarmente bella . All’interno la casa ,apparentemente modesta era arredata con oggetti molto belli alcuni molto antichi e di pregio. Lo ricordo bene perché , infreddolita dalla mancanza di riscaldamento dell’ambiente e a disagio per sentirmi lì poco più che trasparente mi guardavo spesso intorno , mentre ascoltavo il dialogo tra Ivano e questo signore molto colto e distinto che nei suoi confronti mostrava estremo rispetto ed attenzione. Fu lui a dire ad Ivano:” Lei è nato in Persia”. Lo affermò con estrema tranquillità. Sono certa di questo perché la sua affermazione mi colpì molto. Infatti prima di allora non avevo mai saputo che Ivano fosse nato in Persia.Mi colpì anche che non dicesse “Iran” ma usasse il nome più antico di quel Paese. Mostrava di conoscere molto bene le vicende dello Scià ed anche l’ambiente da cui Ivano era circondato a casa e sul lavoro. Sapeva anche del dottor …Vide molto bene i segni che Ivano ha sulle spalle e sul collo. Li guardò come se già li conoscesse e si alzò a prendere una specie di dizionario di segni esoterici. Spiegò che quei segni indicavano certamente un rito esoterico alla nascita , aggiungendo che un particolare significato di forza , potere , era dato al collo. Insistette perché Ivano parlasse con il principe Vittorio Emanuele o con suo figlio Filiberto. Mostrava di avere una certa “familiarità” con loro ; diede il proprio numero di telefono ad Ivano scrivendolo su un foglietto che staccò da un blocchetto tutt’intorno stampato con il nodo Savoia che aveva preso “sul tavolo del principe”. Questo signore era a capo di una specie di “partito “monarchico. In realtà era evidente che non frequentava unicamente Casa Savoia. Era molto conosciuto e rispettato presso tutte le monarchie. Affermò che doveva rispondere agli auguri inviatigli per il suo compleanno da Regina Paola di Liegi. Parlava comunque dei vari regnanti senza soggezione alcuna. Per lo Scià non nascondeva una grande ammirazione. Disse anche che Vittorio Emanuele doveva a lui la propria fortuna .Addirittura i Savoia sarebbero stati quasi poveri se avessero dovuto vivere unicamente con i beni ereditati da Umberto !. Su Maria Gabriella non fece praticamente nessun commento. Promise il proprio interessamento e che avrebbe telefonato di lì a pochi giorni. Quando ,dopo circa una settimana, telefonai per avere notizie,mi rispose che avrebbe telefonato lui ad Ivano , appena avesse avuto notizie da imprecisati “altri”. Era stato lui ad osservare per primo , con attenzione che sulla Croce che Ivano indossava , di foggia assai singolare , erano stampate lettere, numeri e alcuni segni. Cercammo in seguito di decifrare quello che ci pareva essere un codice vero e proprio , ma purtroppo non ne venimmo a capo.
Estate 1999
Facendo mente locale a quanto avevamo letto sul libro di Petacco circa lo Scià di Persia , e ricordando la trasmissione televisiva in cui si era detto apertamente della richiesta di matrimonio fatta dallo Scià a Maria Gabriella di Savoia, cercammo in biblioteca a Cuneo le riviste di quegli anni, convinti avessero dovuto scriverne. Ci negarono l’esistenza delle annate di “ Gente” che pure avevo già letto: completamente sparite! Sparì pure il giornale “Epoca “ su cui avevamo letto un articolo del 1957 in cui si affermava che lo Scià doveva assolutamente avere un figlio maschio entro l’anno, se non voleva rischiare il trono. Lo stesso Scià faceva alcune dichiarazioni in cui dava per scontata la nascita del figlio maschio entro l’anno. L’impiegata , paonazza , negò che la biblioteca avesse mai avuto quelle riviste. Un giorno, poi, mentre cercavamo di ritrovare su un giornale locale (sparito anch‘esso) notizie su un dignitario persiano che avevamo precedentemente letto essere spesso a Cuneo, Ivano fu avvicinato da un giovane che fece strani discorsi sulle “persone giuste” all’Anagrafe Comunale. Un’altra volta ,poi , gli spruzzarono qualcosa addosso che lo fece star male.
( Nel corso di queste vicende non mi mancarono “ suggerimenti” prima sulla mia carriera ,poi anche sulla sicurezza mia e dei miei figli )
Estate 1999
Un certo don … contatta Ivano, ci ricevette nella Sagrestia del Duomo di Torino. Anche qui , come nell’occasione della Ostensione della Sacra Sindone , fu accolto con molta deferenza e rispetto. In questa occasione il sacerdote riconfermò a Ivano che era figlio dello Scià e che era nato in Persia. Nel frattempo in un’altra intervista , in cui si presentava come amante di piante e fiori che curava personalmente , la principessa fece un accenno vago agli anni della sua prima giovinezza come a quelli in cui era “cominciata la catastrofe”. Ostentava le mani sporche di terra : identiche a quelle di Ivano! In questi anni ,intanto , la mamma “ufficiale” di Ivano , Lucia , mi aveva più volte raccontato di come il figlio che le doveva nascere a novembre 1957 fosse ” a termine”. L’altro figlio, Elio, era nato anche a termine e molto grosso. Quando, il 20 novembre 1957, ebbe le contrazioni, il marito, invece di darsi da fare, aveva indugiato, tanto che lei aveva temuto di non arrivare in tempo in ospedale. Anche lì, poi, non si erano dati molto da fare. L’avevano poi, stranamente, coperta, anche sul volto, con qualcosa da cui non trapelava nulla. Era intontita e forse le avevano fatto bere qualche cosa. Quando il bambino era nato non lo aveva sentito piangere e , chieste spiegazioni, le avevano detto che era “buono”. Non glielo avevano dato subito, ma solo dopo alcune ore. Glielo avevano portato per allattarlo ed era un bambino piccolissimo. Non aveva nemmeno le unghie. Quando arrivati a casa lo aveva sfasciato la “nurse”si era accorta delle croste enormi che il piccolino aveva sulle spalle. Il medico aveva detto che risalivano ad almeno quindici giorni, ben prima della nascita del bambino!
Febbraio 2000
Entra in scena il maresciallo dei carabinieri di Mondovì , …. che inizia un’inchiesta sul mio caso.
Marzo 2000
Ivano viene chiamato dal procuratore dr. Bausone della Procura della repubblica di Mondovì (CN) Sono chiamata anch’io, informalmente, come testimone. Le domande si riducono a un “Conferma?”
Giugno 2000
Vengo a conoscenza del fatto che Ivano è molto ammalato, già diversi anni. I medici che lo avrebbero visitato avrebbero poi tutti concordato sul fatto che la mancanza della sua vera identità aveva influito in maniera gravissima sul tumore. Nonostante tutto questo lui continua sempre a prendersi cura della casa e di Lucia , oltre che a dedicarsi alla scuola dove lo pressano con ogni sorta di angheria .
Luglio 2000
Ivano, molto ammalato, telefona a Maria Gabriella di Savoia. Risponde lei. Le chiede di aiutarlo e le dice che sta molto male, chiede di aiutarlo. La tradisce l’emozione nella voce … Il timbro, tra l’altro, è molto simile a quello di Ivano. Si direbbe la sua versione femminile. Nello stesso mese cerco anche io contatti con lei , tramite una nobildonna torinese che cura le mostre a palazzo Barolo .Le parlo di Ivano.Lei , che già conosce la questione mi ripete che no , non può , non può , assolutamente non può intervenire e mantenere la promessa data in una precedente telefonata , di combinare un appuntamento tra Ivano e la principessa. Mi parla con la voce rotta dall’emozione ed ad un certo punto piange.
Estate 2000
Le indagini proseguono . So da Ivano che il maresciallo B. ha dichiarato che sarebbero state positivamente concluse entro l’anno.
Novembre 2000
Sull’Anagrafe Tributaria trovo la corrispondenza di Ivano Tassone con Pahlevi Savoia Garro , nato il 12 novembre 1957 in Iran. Informo subito Ivano che a sua volta lo comunica al maresciallo. Saprò che lo stesso farà poi delle ricerche dall’ufficio di Mondovì, acquisendo ulteriori dati utili.
Gennaio 2001
La Repubblica pubblicò un inserto speciale per l’anniversario. A tutta pagina era ritratto , nel contesto dell’articolo dedicato ai fatti del 1979 , una foto dello Scià Reza Pahlavi e di ….IVANO!, accanto a lui,vestito come il padre ,riconoscibilissimo anche da bambino. Fu per me un’emozione molto forte. Lo fu anche per Lucia che lo riconobbe immediatamente , rilasciando poi una dichiarazione scritta in proposito.
6 Febbraio 2001
Era un martedì. In Ufficio arrivò il maresciallo B . Consegnò, in mia presenza un ordine del Procuratore Bausone per indagini sull’ Anagrafe Tributaria per quanto attinente al soggetto: Tassone Ivano Pahlevi Savoia Garro. Chiese che io assistessi alle indagini. Il direttore dovette accettare e a sua volta volle che fosse coadiuvato dal responsabile dei codici di accesso dell’Ufficio , sig. …In realtà non mi fu permesso di accedere ai dati e lo stesso … intervenne più volte per frenare la mia impazienza. Alla fine ,però , il sig … era molto più soddisfatto di me. A suo dire non c’era niente da vedere. Né lo contraddisse il maresciallo che , uscendo , mi rassicurò sul fatto che sarebbe tornato presto e li avrebbe costretti , considerata l’evidenza dei dati a sua disposizione , a dire la verità. Mi chiese anche di andare una sera da lui con Ivano. Qualche giorno dopo , irritata dal comportamento del collega e delusa dal maresciallo , chiesto un appuntamento con il Direttore dell’ Ufficio , gli chiesi esplicitamente di tirar fuori i documenti di Ivano che sapevo esistere in Ufficio .Lui si nascose dietro un “sono l’ultimo arrivato , non sono responsabile , non so ”.Finse poi che non ci fossero livelli superiori riservati quando , in seguito al suo atteggiamento , gli chiesi di avere l’accesso a tutti i dati .
9 febbraio 2001
(Ricordo bene perché era il mio compleanno) A casa sua il maresciallo riconfermò lo stato delle indagini molto positivo ed il fatto che la questione si sarebbe ben presto chiusa con la dichiarazione di identità di Ivano , in realtà primogenito maschio dell’ultimo Scià Reza Pahlevi e Maria Gabriella di Savoia. Confermò anche che i suoi veri genitori si erano anche sposati e che lui era figlio legittimo , unico erede del titolo e del patrimonio, secondo la legge islamica. Nei mesi seguenti ci furono alcune reti che trasmisero immagini filmate delle celebrazioni dell’impero persiano volute dallo stesso Scià . Furono trasmessi dei filmati che ritraevano lo stesso evento pubblicato sulla Repubblica .
Agosto 2001
Tutte le volte che ci siamo rivolti a qualcuno , o anche a Istituzioni , come Anagrafe o Magistrati , sempre ci è stato detto che quanto cercavamo , ovvero la documentazione cartacea della vera identità di Ivano , era anche altrove.In realtà ciascuno degli interpellati cercava di evitare qualsiasi rischio e ci rimandava ad un “altrove” che però quasi mai indicava. Nel caso della ricerca della pratica di adozione ,tuttavia ,lo “scaricabarile” fu molto preciso : Cuneo ci mandava a Torino e viceversa. Eppure al tribunale di Cuneo ci stavano proprio materialmente consegnando la pratica di adozione.Il giovane impiegato che era alla Cancelleria Civile non ebbe nessun dubbio sulla legittimità della richiesta da parte di Ivano che ,quale diretto interessato aveva sicuramente diritto , ad acquisire gli atti richiesti ,in virtù di tutte le normative vigenti.(Legge sulla trasparenza , legge sulla privacy). Se non fosse intervenuto lo strano personaggio che letteralmente lo diffidò dal consegnarci anche solo una traccia di quanto cercavamo , terrorizzandolo letteralmente , si sarebbe riusciti ad avere tutto.Né questo signore potè negare quanto prima affermato dal dipendente della cancelleria.Non negò che Ivano avesse il diritto di vedere la pratica di adozione,.Spudoratamente negò che fosse lì,e ,intimandoci di uscire ci disse malamente di rivolgerci al Tribunale dei Minori a Torino. In realtà tutte le persone contattate si rendevano conto di compiere un abuso negando i dati richiesti , si contraddicevano non solo l’uno con l’altro , ma con se stessi. Ci fu una fase della discussione in cui la signora … dell’Anagrafe di Cuneo, durante il nostro ennesimo tentativo di accedere ai dati , ammise , finalmente , il diritto di Ivano di accedere ai suoi documenti , ma poi lo negò di nuovo. Avrei voluto maggiormente incalzarla mentre era in evidente contraddizione , ma non potetti farlo perché impedita proprio da Ivano che in quella , come in altre simili circostanze , usava modi estremamente garbati , troppo per i miei gusti. Alla fine tutti ci rinviavano altrove, anche facendo chiaro riferimento a Lucia Garro che sicuramente aveva altri documenti o sapeva dove reperirli , in quanto interessata. Avevamo la certezza della falsità delle dichiarazioni degli addetti ai vari uffici. Io mi sentivo presa in giro nel modo più vergognoso. Immaginavo cosa dovesse provare Ivano ! Come avrebbe potuto pensare di consegnarci la pratica della affiliazione – seppure forse in copia – il dipendente della Cancelleria di un Tribunale, se questo non fosse stato legittimo? Come ,invece , poteva un dipendente comunale affermare che necessitasse , per un semplice estratto di nascita , l’autorizzazione della Procura di Cuneo? Inoltre , in primissima battuta , …, guardando che sul computer dell’anagrafe comunale non c’erano i dati di Ivano , aveva detto che doveva trattarsi di un errore , che non era possibile. Solo qualche giorno dopo , dopo essersi consultata con qualche superiore , affermò che i dati erano aggiornati solo dal 1970. Ma non era vero , lei stessa ci aveva mostrato sul video omonimi di Tassone Ivano nati prima del 1970 . Successivamente parlò di un archivio segreto. Il Direttore dell’Ufficio Imposte Dirette di Cuneo, lungi dal mostrare meraviglia quando dopo la visita del maresciallo B. gli avevo chiesto espressamente i documenti della identità di Ivano , si era preoccupato unicamente di sottolineare che , essendo l’ultimo arrivato , non voleva essere il capro espiatorio. Un’altra collega , addetta ai terminali dell’Ufficio aveva cercato di negare addirittura l’evidenza di quanto era scritto sull’interrogazione appena stampata: “rapporti con altri soggetti” , mentre, però, cercava di strapparmi il foglio di mano. E che dire delle altre che ebbero il coraggio di negare quello che si erano lasciate imprudentemente scappare a telefono con Ivano circa l’esistenza “ di un altro nome sullo stesso codice”….. ? ? Alle mie pressioni incalzanti cercavano di cavarsela suggerendo ,guarda caso , altri posti dove poter chiarire , magari in Comune….
Agosto 2002
Nell’estate del 2002 andammo ,un sabato di fine agosto , al Duomo di Torino. Era il primo pomeriggio. Ci eravamo appena avvicinati alla Cappella dove è la riproduzione della Sindone ,quando ci fu uno sguardo di intesa tra alcuni presenti .Uno di loro si allontanò e subito dopo arrivò un signore piccolo di statura con barba e capelli bianchi , non anziano , forse di circa cinquant’anni e assai somigliante ad un fisico che compare spesso in una trasmissione scientifico-divulgativa. Fece avvicinare Ivano ,con un cenno e , rivolgendosi quasi unicamente a lui sempre con estremo rispetto e deferenza ,spiegò tutto sulla Sindone , parlano anche in francese. Fece anche ,ad un certo punto , un riferimento ai Persiani. Intanto , insistendo nelle mie ricerche sull’Anagrafe tributaria , scoprii che risultava intestata a Lucia una polizza di assicurazione che ogni anno prevedeva il versamento di un premio di ben 39 milioni di lire!
8 dicembre 2002
Tentammo la strada del Ricorso alla Corte dei Diritti Umani per l’Europa di Strasburgo .
8 gennaio 2003
La corte ci rispose e protocollò il ricorso stesso. Ogni invio di posta a Strasburgo conteneva documenti, accompagnati da una lettera mia e una di Ivano. Copia autentica delle lettere inviate è in nostro possesso.
14 gennaio 2003
Formalizzammo il ricorso trasmettendo i primi elementi.
Maggio /Agosto 2003
Trasmissione di documenti e risposte di acquisizione. Inoltre il tribunale di Strasburgo richiese a Torino i documenti riguardanti Ivano. Un giudice preparò una cartella da inviare, ma fu impedito di farlo dalle altissime autorità italiane. Alla sua protesta fu relegato in un ufficio dove era inavvicinabile, come attestato dal giudice di Cassazione da me contattato. (vedi più avanti fine Agosto 2003)
1 agosto 2003
Ivano mi chiese di preparare una lettera di diffida alla BRE di Peveragno a far operare altre persone sul suo conto. Erano già capitati spiacevoli episodi ed Ivano e Lucia erano stati costretti a rivolgersi , in passato , ai carabinieri .
Agosto 2003
Successivamente venni in contatto con un consigliere di Cassazione, .., giurista conosciuto oltre che per la sua carica , anche per diversi testi e pubblicazioni , esperto di Diritto Internazionale Familiare. Già al primo dialogo era emerso chiaramente che conosceva bene la questione di Ivano.Pertanto ,dopo alcuni giorni, lo avevo richiamato e chiaramente e direttamente parlato del caso , informandolo che rappresentavo legalmente a Strasburgo un mio amico che vive in Italia sotto altra identità ,ma che è in realtà , il figlio di Reza Pahlavi , ultimo Scià di Persia e di Maria Gabriella di Savoia. Sì ,il “primo” figlio dello Scià”, aveva lui stesso sottolineato , senza mostrare la minima sorpresa , non solo , ma con espressione di chi afferma con convinzione. In questa sede aveva anche mostrato di conoscere il ricorso presentato ,e le sue motivazioni , invitandomi in modo nemmeno troppo implicito , ad accettare , nello stesso interesse del mio “assistito” , un risarcimento di 50.000 euro!
Fine agosto 2003
Contro ogni aspettativa , in contraddizione con le notizie positive che erano fino ad allora pervenute la Corte respinse il ricorso , adducendo a motivo che il regolamento permetteva ad una commissione ristretta di tre giudici di respingere il ricorso, ma senza spiegazione alla decisione presa, ma solo dichiarando “chiuso” il ricorso. Veramente strano! Successivamente alla decisione di Strasburgo mandai al giudice uno stralcio dei documenti della prova della vera identità di Ivano. Quando ,dopo circa una settimana , mi ha telefonato (gli avevo lasciato un messaggio in segreteria in cui gli dicevo di volergli comunicare ulteriori sviluppi) , mi diede della “pazza incosciente” più volte , rimproverandomi –senza alcuna convinzione –degli errori da me commessi nell’iter procedurale . Mi suggeriva di procedere ad una azione civile di riconoscimento ,o meglio ,di “disconoscimento” della paternità .Non metteva , comunque , in dubbio che quanto sostenevo fosse vero : lui era sicuramente il figlio dello Scià , ma poverino , la mia incapacità gli aveva impedito di veder riconosciuti i suoi diritti .( Iter corretto : causa civile). Successivamente gli inviai una copia della lettera trasmessa a Strasburgo. Mi ribadì telefonicamente ( non mi ha mai scritto probabilmente perché “verba volant…..”) quanto già affermato ,che cioè, ero nel giusto,ma che la “verità sostanziale” dei fatti non mi serviva , perché la verità “giuridica” era diversa. …A proposito del giudice che è stato relegato a Roma perché non seguisse più il caso di Ivano a Strasburgo, dice che è “inavvicinabile”. Gli inviai allora le foto di Ivano, dei falsi genitori, dello Scià ,dello Scià con lui bambino a Corte.
“E’ lampante che quei due non sono i suoi genitori” mi disse senza esitazione.
Anche stavolta ribadì la verità dei fatti , suggerendo ancora un iter civilistico , stavolta nei confronti degli eredi dello Scià. Non mi diede più dell’”incosciente” , ma riconobbe che ero legittimata a classificare come “ignobile” il comportamento di chi nelle Istituzioni , giudici compresi , aveva tanto danneggiato Ivano. Lui non l’avrebbe fatto , ci avrebbe pensato 50.000 volte , prima di negargli i suoi diritti! Alla mia sollecitazione sul parere dell’uomo e del magistrato , mi chiese di dargli atto che non mi aveva mai contestato la sostanza , la verità dei fatti di cui si parlava . Lui sa che Ivano è il figlio dello Scià Reza Pahlavi e di Maria Gabrella di Savoia.
Autunno 2003
Mandai ad alcune Diocesi e qualche gruppo politico regionale un appello ,corredato delle solite foto , affinché dessero una mano ad Ivano .Nessuno si degnò mai di rispondere.
Primavera 2004
Nella primavera scorsa , a marzo , Lucia Garro decise di stabilirsi a casa del suo vero figlio Eliodoro . Ivano tentò in tutti i modi di trattenerla. Fu irremovibile.
4 aprile 2004
Ivano si trasferì presso amici , anche per seguire la nuova vertenza legale.
Estate 2004
Una nostra comune conoscente , …, si era completamente rifiutata di aiutare Ivano quando glielo aveva chiesto , pur vantando molte conoscenze anche all’Anagrafe di Cuneo. In quell’occasione lui non le nemmeno accennato alla vera identità , ma lei aveva dichiarato che la sua situazione era troppo delicata. L’ ho incontrata quest’estate e parlando di Ivano , le ho detto , a “ bruciapelo” :” Tu sai chi è veramente !” Lei presa alla sprovvista ha immediatamente risposto : “Sì , lui era il figlio di “ -interrompendosi impaurita – “…coso….” “No , ho risposto , lui è il figlio dello Scià , è ancora vivo”. Era molto pallida mentre l’assicuravo , salutandola , che la verità sarebbe presto venuta a galla.
19 ottobre 2004
Ivano è a Cuneo per qualche settimana. Da allora in avanti è successo di tutto . E’ stato finanche rapito, come da me stesso dichiarato ai carabinieri a mezzo fax in data 20 novembre 2004 ,documento agli atti dei comandi di Vicoforte Mondovì , Cuneo e Peveragno e pertanto riscontrabile .
22 novembre 2004
Dopo la mia denuncia la cosa sembrava non avere fatto alcun rumore. Così decisi di andare alla caserma dei carabinieri a Peveragno per avere notizie e per farmi accompagnare a casa di Eliodoro che mi aveva già precedentemente diffidata dal presentarmi lì. Mi fecero aspettare un bel po’, anche se mi riconobbero subito , tanto che al carabiniere che prendeva le mie generalità caddero di mano i documenti , mentre balbettava che sapeva” per chi ero lì”…”. Che cercavo …….Tassone……Ivano…” . ma dovevo” parlare con il comandante”. Quando il comandante mi ricevette fece finta di non sapere niente ; gli indicai allora il mio fax lì in bella mostra sulla scrivania , nemmeno protocollato !. Ivano , secondo lui , era a casa dei parenti per sua scelta ad onta delle mie strane richieste . Quando gli ricordai che i carabinieri sicuramente non potevano ignorare che non erano quelli i veri parenti , disse che lui stava lì liberamente ,perché lo avevano certificato i carabinieri di Vicoforte che lo avevano portato a Peveragno su sua precisa richiesta e i vigili del paese si erano recati lì apposta per verificarlo. Non mi risparmiò le chiacchiere di paese secondo le quali noi che ci dichiaravamo suoi amici avevamo interesse per i suoi grossi capitali! Non mi impressionai e gli ricordai che erano ben altri i capitali sui quali indagare. Tra un tentativo di intimidirmi e uno di farmi contraddire finì finalmente la discussione allorché, avendomi dichiarato che si guardavano bene dall’accompagnarmi a San Giovenale , me ne andai. Quando arrivai a san Giovenale e vidi Ivano alla finestra non mi parve vero. C’erano due cancelli chiusi con il catenaccio , e meno male che aveva scelto lui di stare lì!!!!!!! Dovette scavalcare per salire in macchina con me e andare via .
10 dicembre 2004
I più solerti furono i carabinieri di Vicoforte che mi convocarono informalmente per avere notizie più dettagliate circa la mia denuncia .Deposi quanto sapevo: in pena per Ivano , ero andata dai carabinieri di Peveragno e poi a San Giovenale . Qui Ivano che – come più volte dichiarato dagli stessi carabinieri di Peveragno – era pienamente capace e libero di decidere , mi aveva chiesto di portarlo via di lì , e si era allontanato dalla casa di Eliodoro scavalcando i cancelli chiusi con due catenacci.