La storia incredibile
La mia vita

La mia vita

Nascita

Fin da bambino “sapevo” di essere figlio di una principessa. Mi ricordo la gioia con cui incontravo in un hotel di Cerveteri o altri luoghi una giovane donna con cui mi trovavo bene, sarei stato sempre con lei e provavo grande dolore quando dovevo separarmi per tornare dalla mia affiliante, Lucia, che pure mi voleva e mi ha voluto molto bene.

Quest’ultima, maestra di scuola elementare, di educazione raffinata e nobile, era la donna che ha provveduto alla mia educazione in forza di un Atto di Affiliazione del tribunale di Torino. Lei mi raccontava della prima volta che mi ha visto dopo il parto del suo vero figlio Ivano e mi diceva che ero un piccolo bambino di neanche 1.700 gr. di peso. Il suo primogenito invece pesava circa 3.800 gr. Nella sala parto, cosa strana, le avevano coperto il viso con un telo e, cosa ancora più strana, non aveva sentito alcun pianto. Alla sua richiesta di spiegazioni, le fu risposto che il bambino era molto buono. Quando dopo alcune ore dal parto le fui presentato, ella ebbe un immediato rifiuto di me, più che ovvio e scontato per il suo istinto materno che non riconosceva in me suo figlio. Tuttavia la sua compassione materna ebbe il sopravvento e mi “accettò”. Del suo vero figlio Ivano io non seppi mai più nulla. In una stanza accanto si diceva che c’era una principessa con un continuo via vai di persone con mazzi di fiori. Quando fui portato a casa di Lucia, lei stessa in presenza di una sua amica, scoprì sul mio dorso, spalle e petto delle croste grosse, come di ferite inflitte con lama di coltello. Molto preoccupata chiamò un medico che chiese quando il bambino era nato. Lucia rispose: “una settimana”. Replicò il medico “queste ferite sono vecchie di almeno 15 giorni” e qui fece notare anche le croste sulle orecchiette. Questi erano infatti i segni esterni, evidenti ed incancellabili della mia iniziazione religiosa e regale, che viene fatta esclusivamente per il primogenito ed erede al trono di Persia (segni di iniziazione che il mio fratellastro Ciro, non essendo il vero erede, non ha…). Questi segni, soprattutto sulle orecchie, sono tuttora ben evidenti. Lucia in seguito ha sempre affermato, tanto a me che ad altri, che io non sono assolutamente suo figlio e del marito Eugenio Tassone. Non solo, ma la situazione economica del marito Eugenio, era molto difficile e con debiti fino al momento della mia nascita, ma subito dopo cominciarono ad esserci proprietà ed a girare somme considerevoli di soldi.

Infanzia

L’affiliante Lucia mi raccontava che ero un bambino bello ed intelligente, docile e educato. Mi riferiva del giudizio molto lusinghiero di un professore nei miei confronti: ero un bambino con doti di intelligenza e di carattere superiori di molto alla norma. Ho avuto anche alcuni problemi di salute, superati senza ricadute. Dall’età di quattro, cinque anni mi ricordo di assenze prolungate dalla casa di Peveragno dove abitavo con Lucia. Normalmente viaggiavo con suo marito Eugenio ed a proposito mi è rimasto impresso un fatto accadutomi dopo il ritorno da un viaggio in treno a Milano, dove avevo incontrato una giovane donna, molto bella ed affabile. Ovviamente al ritorno a casa l’avevo subito detto a Lucia, come farebbe ogni bambino. In risposta ricevetti un grosso ceffone da Eugenio. Non dovevo assolutamente dirlo a nessuno.
In seguito la rincontrai più volte a Roma e dintorni. Mi ricordo di parecchi viaggi in Persia fatti su aerei militari. Non solo, ma molti di questi venivano effettuati tramite elicottero che atterrava in luoghi aperti e vicini al paese di Peveragno e mi trasportavano in aeroporti militari.
Della Persia ho parecchi ricordi, anche se il richiamarli alla memoria è per me sempre difficile e doloroso per gli strappi emotivi e le sofferenze subite. Una delle conseguenze è che ho in parte rimosso la mia lingua regale “Pahlavi” (idioma per iniziati, insegnata e parlata esclusivamente a corte) ed il “Parsi”, che è la lingua nazionale. Di mio padre, Reza Pahlavi, mi è rimasto il ricordo di una persona, al tempo stesso affettuosa ma anche molto dura. Nella reggia Pahlavi avevo a mia completa disposizione, tra le altre dimore, il palazzo blu, il palazzo verde, il Golestan (Giardino delle Rose) che era la residenza ufficiale dell’Imperatore. Non so bene il perché ma mi è rimasto impresso un particolare incontro con mio padre ed una sua stretta di mano particolarmente calorosa (mio padre normalmente non era incline a gesti affettuosi). Attraversammo un luogo alberato ed il percorso non era molto breve; alcune persone ci accompagnarono sino ad un certo punto, poi ad un cenno di mio padre si fermarono e noi proseguimmo da soli. Al termine di quel luogo alberato e fresco raggiungemmo le mura di un palazzo, ci sedemmo su alcune pietre e parlammo a lungo… All’età di circa nove anni ho partecipato ad una cerimonia importante a Teheran. Dovevo indossare una divisa con cappello da militare che, ricordo, non sopportavo e che mi toglievo volentieri. In una foto si vede mio padre che mi guarda sorridente mentre io tengo il cappello tra le mani. Si notano bene anche le mie orecchie modificate. La stessa Lucia mi aveva poi immediatamente riconosciuto in una foto, che era apparsa su di un inserto di “La Repubblica”. Sottolineo che durante tutta la mia vita passata sono sempre stato seguito e protetto da persone inviate, prima direttamente da mio padre e poi altre rimaste a lui fedeli. Tra i tanti, racconto un fatto sull’efficace azione protettiva di queste persone. Avevo circa 14 anni e con Eugenio, il marito di Lucia, mi ero recato a Santo Todaro, uno sperduto paesino dell’Aspromonte a circa 80 km. da Caulonia. Dopo qualche giorno, come spesso accadeva, il rozzo comportamento di Eugenio mi irritò a tal punto che una tarda serata, decisi di andarmene da solo e di raggiungere a piedi la stazione di Reggio Calabria per tornare a casa. Ho ancora nelle orecchie gli ululati dei lupi nella notte sull’Aspromonte e questo, unito al fatto che ero completamente solo e senza una lira in tasca, mi fece cadere in un profondo stato di ansia e paura. Dopo nemmeno un chilometro sulla buia strada sbucò un auto che si fermò vicino a me e qualcuno, con voce amica, mi disse “Lei non mi conosce, ma se ha fiducia in me, io la posso accompagnare in auto fino dove vuole”. Istintivamente mi fidai e fui trasportato alla stazione di Reggio Calabria. Giunto a destinazione si presentò una donna di mezza età la quale non solo mi pagò il biglietto del treno ma mi accompagnò e mi tenne compagnia in modo piacevole per tutto il lungo viaggio fino a Torino e di qui continuai poi da solo fino a Cuneo. Ovviamente entrambi sapevano bene chi ero io ma al tempo stesso mi chiesero con fermezza di non chiedere chi erano loro.

Adolescenza

In Italia nel frattempo ho terminato le elementari e completato le scuole medie parte a Fossano, presso i Salesiani, e parte a Cuneo in corso C. Brunet 13. Prima di iniziare le Scuole Superiori, durante l’estate fui convocato dalla generosa e colta Dott.ssa Fiorentina Beltrand, moglie del Senatore, Spartaco Beltrand. Questa possedeva dimore arredate in stile principesco, nel centro storico di Cuneo e nella vicina frazione San Rocco Castagnaretta. Si interessò subito molto a me e, mi consigliò (non so perché anche se si può intuire) di non frequentare l’istituto magistrale del quale lei era preside. Oltre a questo era stata per molti anni ispettrice ministeriale in Svizzera, specie a Ginevra. Con il suo aiuto e quello di Angelica De Medici studiai privatamente senza remunerare questi ottimi insegnanti privati. Mi fu trasmessa in quegli anni non tanto una cultura inerente il curriculum magistrale quanto un’educazione più vasta e completa approdante a campi quali : geografia astronomica, cristallografia, latino, francese, pianoforte, e presso una pittrice di fama appresi varie tecniche di pittura, specie pastello morbido, sanguigno e bianco e nero. Spesso l’amica Beltrand organizzava delle cene ove con astanti molto colti si discuteva di un argomento in particolare: Adler, Freud. Ovviamente sostenni senza problemi l’esame in qualità di privatista. Un locale destinato a studio nella casa di Lucia a Peveragno era, in quel periodo, particolarmente curato con mobili preziosi in legno teck e canfora di sicura fabbricazione cinese e pieni di lavori ad intarsio; quattro orologi preziosi: uno in oro zecchino, uno in alabastro con candelabri, in bronzo dorato, uno riproducente la torre di Londra, ed il più prezioso a detta di esperti, un “Moisson par Bertoz”, tutti risalenti al settecento e tutti funzionanti, molto simili ad alcuni visti da me più volte al Palazzo Reale di Torino. Ovviamente sto parlando di una maestra elementare il cui stipendio avrebbe dovuto essere sufficiente per se stessa, per il figlio Eliodoro, per me e per il marito Eugenio.

Gioventù

Durante la mia giovinezza, sempre incoraggiato e sostenuto dal Dott. Beltrand, ha seguito molti corsi finalizzati al diploma, ma orientati, con uno scopo preciso allo studio della persona umana e dei suoi comportamenti. Un breve riassunto: lezioni biennali di ortofrenico teorico-pratico per trasportatori di handicap; lezioni triennali di “psicomotricista” e analista P.R.H., diploma che permette di lavorare con gruppi di persone, analizzandone il comportamento; un altro sulle dinamiche formali e informali del gruppo e delle dinamiche mentali; Sono stato introdotto alle conoscenze sull’astrologia, la cartomanzia… Nello stesso periodo, in Persia, sono stato istruito da sufi (mistici islamici) e “maestri” orientali a tecniche dettagliate per sviluppare capacità extrasensoriali, come lettura del pensiero, stabilire un contatto mentale lontano con le persone e come comunicare con loro. Ho seguito anche allenamenti di autodifesa come judo e, con l’aiuto di istruttori orientali o occidentali, precise tecniche di yoga. Legato a quel periodo rimane anche in me il triste ricordo della morte di mio padre, avvenuta nel 1980 alla città del Cairo, in Egitto, non per cause naturali ma avvelenato, (credo con stricnina) come lui stesso mi aveva avvisato. Gli stessi giorni, anche se le mie memorie non sono purtroppo chiare come vorrei, poco prima del suo trapasso, in presenza di persone illustri e fidate, mi ha reintegrato come unico erede, augurandomi, essendo il primogenito, di riuscire un giorno a regnare, anche se sapeva che questo non era affatto il mio desiderio e la mia intenzione.

Età adulta. Cerca la mia vera identità

Alla fine, a circa 26 anni, mi resi profondamente conto che non sarei più stato in grado di andare avanti senza chiarire a livello ufficiale la mia vera identità. Per me questo era evidentemente chiaro, i miei veri genitori erano persone di altissimo rango. Perché allora continuare con questa situazione confusa di un tipo di vita mi sembrava più adatto? Ho sempre amato ed ho avuto un forte legame con la signora Lucia, mia madre affiliata, ma questo non mi ha impedito di dire a tutti chi sono veramente ea quale compito ero destinata. Ho cominciato con l’aiuto di suor Agostina Ferrero, una cara amica che aveva molti rapporti con persone importanti. Con lei e le sue amiche abbiamo provato i primi approcci per avere per un documento ufficiale che, come immaginavamo, non sarebbe stato facile ottenere. Infatti ci siamo subito imbattuti come in un muro di gomma, e, in certi casi, anche con vere e proprie minacce verbali; spaventati, lasciano cadere le cose. Con il dott. Paola Dimeglio, un’amica laureata in giurisprudenza, ci siamo recate presso gli uffici certificati di nascita di Cuneo reclamando un normale documento di nascita; per tre volte accompagnato da qualcuno, ho ascoltato la stessa risposta che Tassone Ivano era un “soggetto inesistente”. Insistendo nell’inchiesta, sempre di fronte all’ufficiale, li osservammo consultando un vecchio registro aperto a mio nome con a lato numerose annotazioni a mano, che in parte potemmo leggere; due dipendenti, visibilmente scioccati, ci hanno suggerito di contattare la Cancelleria del Tribunale, mentre il terzo ci ha consegnato un foglio con note sulla mia identità “truccata”, senza firma né data.
Più o meno in questo periodo, sempre con Paola che ormai aveva deciso, a rischio personale e familiare, di andare a capo di quella faccenda, abbiamo telefonato al Vescovado di Mondovì un attestato di Cresima. Appena il religioso che ci apre mi vede e senza dubbio mi riconosce, ci chiude letteralmente la porta in faccia. Mentre lo stupore se ne andava senza pronunciare una parola, seminiamo subito dopo lo stesso uomo che fugge come se avesse visto un fantasma!
La stessa Cancelleria del Tribunale di Cuneo ed anche il Tribunale per i Minorenni di Torino si sono rifiutati di consegnarci, in successive occasioni e con diverse motivazioni, il mio Certificato di Affiliazione di minore, ammettendo anche che ce ne fosse uno.
Questa è la prova certa che non sono figlio di Lucia, ma che ero stato assegnato solo a lei. Inoltre sono stato oggetto di strani incidenti, attacchi e minacce mai presi seriamente in considerazione dalle Autorità italiane. Non solo ma, una situazione molto spiacevole che mi ha fatto soffrire a morte, da questo momento in poi ho perso quasi tutte le mie amicizie, e le “introduzioni” in diversi ambienti “di VIP” a Cuneo e in altre città. Come ho fatto bene, non ho mancato di fare riferimento ai processi in tribunale. Una prima farsa processuale era destinata a Mondovì (CN) dove l’Avv. Bausone, a seguito di accurate indagini svolte dal Carabiniere Luca Bonali, in contraddizione con la dott.ssa Paola, è giunto alla conclusione che in effetti sono Palhevi Savoia Garro Monhud. Ma non mi è mai stata data o notificata alcuna sentenza o dichiarazione. Presso lo stesso è accaduto a Strasburgo al mio ricorso alla Corte internazionale dei diritti umani. Infine un terzo tentativo di riconoscimento presso il Tribunale di Roma.

Perché tutta questa cospirazione del silenzio?

Lucia (scomparsa quest’anno 2005 ad aprile) ha ammesso che Eugenio era in difficoltà economiche e di lavoro prima del mio arrivo nella sua famiglia, mentre presto i soldi sono subito abbondati e per sempre. Vi sembrerà bizzarro, ma dagli anni delle elementari venivo spesso portato in banca e mi chiedevano di firmare; si suppone che io non ricordi per cosa, ma era necessario che io e solo io dovessi apporre la mia firma. Col tempo ricevetti anche forti pressioni personali, vissute con ricatti contorti verso persone care, per costringermi a rinunciare a conti correnti bancari, contando milioni di dollari e passarli ad Eugenio o ad altri sconosciuti. La mia persona è sempre stata circondata da denaro fluttuante. Basti pensare che con una sola firma di Lucia nel 1994 sono stati spostati 80 milioni di DM (circa 76 milioni di vecchie lire italiane) e che lei, semplice maestra elementare, pagava un anno di assicurazione di 40 milioni di lire. Sui suoi conti correnti venivano trasferite ogni anno somme che superavano i milioni di lire. Questo è stato possibile perché il mio nome era presente nei conti. Pur essendo io “soggetto inesistente” per l’anagrafe o “non avendo diritto” per le banche (come risulta dalle note ufficiali rilasciate dalle stesse), non avevo nemmeno il diritto di sapere né da dove provenivano i soldi , né dove svanirono per me tutte queste grandi somme; sconosciuti si presero cura di loro, approfittando del mio nome e del fatto che non potevo ribellarmi. Ecco la vera causa, anche se non certo l’unica, di questa grande rete di omertà che il sistema del potere ha gettato sulla mia vita. Purtroppo gli eventi sembrano confermare le parole di Angelica De Medici che “credo che la tua situazione sia quasi impossibile da risolvere, poiché troppe persone di alto ceto sono coinvolte con essa e inoltre troppi interessi”. Mi fermo qui anche se avrei molte altre cose da dire. Ma mi tiene fermo il fatto che l’unico ricordo di tutte queste sofferenze, privazioni, annientamento della più elementare dignità della persona umana sono per me troppo pesanti da sopportare; il solo parlarne mai riapre ferite mai del tutto rimarginate. Si tenga presente che anche oggi, a 48 anni, continuo ad essere il “soggetto inesistente”, “Mister nessuno”, senza nemmeno un luogo di nascita, se non quello “ufficialmente sopravvalutato” perché la mia persona sia messo da parte, placido come morto. Dimoro in un luogo nascosto per comprensibili motivi di sicurezza e privo di qualsiasi fonte di reddito. Sono letteralmente povero e in una situazione di bisogno. Posso vivere solo grazie all’ospitalità e all’amore di persone che mi hanno accolto e, ovviamente, hanno accertato chi sono nella realtà; mi amano e mi sostengono nel nome dell’unico Signore e della Madre di tutte le mamme. Due anni fa ho lasciato il mio lavoro, insegnante di scuola elementare, puntando decisamente a raggiungere ad ogni costo il riconoscimento della mia vera identità e, con essa, di tutti i miei diritti, anche quelli legati all’enorme patrimonio lasciatomi in eredità da mio padre Reza Palhavi; “Fondazione Palhavi” inclusa, l’intera proprietà ammonta da sola a qualche milione di miliardi di dollari. Sottolineo ancora che a questi capitali nessuno può legalmente avere accesso se non me stesso, né può farlo il mio fratellastro Ciro. Altre due cose da aggiungere, per me importanti. La prima: tante volte ho scritto, telefonato e conosciuto mia madre, la principessa Maria Gabriella di Savoia; ultimamente lei stessa è venuta a trovarmi dove sono ora. La seconda: ho già pubblicamente stabilito che, una volta riconosciuta la mia vera identità e con essa il mio diritto sul patrimonio legato alla mia persona, metà di esso sarà immediatamente destinato ai poveri di tutto il mondo e la restante metà alla mia morte. Mi sono sempre sottomessa alla volontà di Dio e continuerò a farlo, convinta che, nonostante la malvagità umana, la Sua vera Giustizia e quella di Gesù Madre, all’ora stabilita, trionferanno. Nonostante tutto, e solo per grazia di Dio, non ho mai odiato nessuno di tutti quelli che mi hanno fatto del male e si ostinano a farlo. Ho rimesso tutto nelle mani di Maria. Troverete in questo spot altre notizie che mi riguardano. Continuate a diffondere questa mia storia, perché se falsewood si alleva con il nascondimento e l’oscurità, la verità vive di luce e di aperta condivisione. Se lo desideri, puoi scrivermi al mio indirizzo e-mail o annotare un messaggio pubblico sul libro degli ospiti del sito.
Grazie per l’attenzione. Maria vi benedica e Dio vi ricompensi.

CHIRURGIA PLASTICA VISO

Più vado a fondo nella mia ricerca della memoria, sto scoprendo fatti dimenticati a credere ai limiti. Nella prima foto qui sotto avevo circa otto-nove anni, mentre nella seconda undici. Nel frattempo è stato fatto sul mio viso un intervento di chirurgia plastica. Il mio corpo ne porta dei segni evidenti, ancora ben visibili.
Forse qualcuno aveva intenzione di sbarazzarsi del look orientale preso da mio padre iraniano (vedi la terza foto) e farmi come Lucia, Eliodoro? Ricordo infatti che dopo una lunga assenza, tornata di nuovo a Peveragno, Lucia mi disse che avevo cambiato molto il mio aspetto e che non sapeva come fosse avvenuto un mutamento così crudele. Io stesso sono stato profondamente doloroso vedere la mia faccia allo specchio così tristemente cambiata. Lucia mi ha fatto notare tante volte che davanti alla faccia di plastica ero viva, sorridente, felice; dopo di ciò, ero diventato triste, solo, infelice. Nei mesi successivi, e anche negli anni, ho sofferto continuamente di infiammazioni alle labbra e al viso, come testimoniano le foto in mio possesso.

Scià di Persia
Scià di Persia