La storia incredibile
Pahlavi Savoia Josef Monhud

Pahlavi Savoia Josef Monhud

Altra InformazioneGiovedì 16 Novembre 2006

Qualche settimana fa abbiamo pubblicato un articolo su quello che può essere veramente considerato il potenziale giallo del secolo (seguito da un aggiornamento alcuni giorni fa). L’articolo ha avuto molta risonanza, tant’è che è andato anche su Google News!
Un settimanale locale ha replicato allo stesso con un intervista al sindaco di Peveragno, paese dove la vicenda in questione prende vita, il quale avrebbe asserito che la vicenda ha radici in alcune leggende paesane e che alcuni cittadini Iraniano-Peveragnesi avrebbero mostrato un certo scetticismo sulla vicenda della quale, casomai ancora non sapeste nulla, esiste un esaustivo sito internet: http://www.lastoriaincredibile.org/
Una volta letto l’articolo del settimanale in questione, abbiamo deciso di muoverci con una nostra indagine giornalistica al fine di capire, anche alla luce delle ricerche svolte nei mesi precedenti, come fosse possibile che una faccenda così delicata si potesse liquidare come leggenda di paese. La prima cosa che abbiamo scoperto e che a Peveragno non esiste nessun cittadino o immigrato iraniano, quindi quanto avrebbe sostenuto il sindaco era inesatto; inoltre nonostante la irritante omertà rilevata durata la nostra inchiesta pare che ci sia ben più di una leggenda dietro alla vicenda di Ivano Tassone/Joseph Monhud Palhevi Savoia.

Ed ecco che a farsi vivo è proprio il protagonista della vicenda che scrive di suo pugno quanto segue:

Ho letto l’articolo che mi riguarda apparso alcuni giorni fa su un settimanale cuneese (articolo successivo alla nostra prima inchiesta N.d.R): Visto l’interesse che il mio caso sta ormai suscitando in tutto il mondo ed a tutti i livelli, scrivo questa lettera affinché venga pubblicata come ulteriore contributo al raggiungimento della verità sul mio caso.
Sul sito www.lastoriaincredibile.org è scritto che il mo vero nome è Pahlavi Savoia Josef Monhud, figlio legittimo e primogenito dello Scià di Persia Reza Pahlavi e dell’allora diciassettenne principessa Maria Gabriella di Savoia; che sono nato a Teheran, nella corte imperiale il 12 novembre 1957 e dopo pochi giorni portato in Italia e sostituito al legittimo figlio di Garro Lucia Anna.
Nei documenti ufficiali è scritto che sarei nato a Cuneo nella casa, situata in via Malta 10, da Lucia Tassone che in quel giorno, il 20 novembre, partoriva Ivano Pio, quello vero di cui allora si sono perse le tracce. Ma non mi dilungherò oltre su questi particolari che sono ormai noti da tempo e che recentemente, proprio in questi giorni, sono stati confermati spontaneamente ed inaspettatamente da una persona anziana amica e confidente di Lucia. Tutto ciò lo trovate comunque sul sito sopraccitato.
Aggiungo solo che la stessa Lucia, dopo avermene parlato a lungo e per molto tempo, ne ha lasciato dichiarazione scritta prima di morire”.

Ricordiamo a tutti voi che durante la nostra inchiesta è emerso che la signora Lucia Garro così come il signor Eugenio Tassone (rispettivamente madre e padre “adottivi” di Ivano) sono risultate persone rispettabili, ricordate con affetto da tutti i Peveragnesi. La lettera continua:

“Ho narrato che la maggior parte della mia infanzia l’ho trascorsa in Italia in varie località e principalmente a Peveragno; ho detto che sono stato più volte in Persia dove ho conosciuto mio padre, l’Imperatore; mentre mia madre, la principessa Maria Gabriella di Savoia l’ho incontrata più volte in Italia.
Aggiungo inoltre che ho ricevuto un educazione particolare, con riti d’iniziazione (Persia-Italia), studi di materie, lingue e discipline ben lontane da quelle di uso comune, ma ben note ai giovani figli di sangue reale. Miei educatori ed insegnanti privati, in Cuneo, sono stati nei vari anni dell’infanzia e dell’adolescenza: Angelica De Medici, la Beltrand, Azzi Ersilia, Minero, Fissore, Suor Agostina (Elisa Ferrero), Lanteri Guglielmina, De Fraory Ann, Gasparina Celeste, Testa Maria, Ghiotti Squarotti Anna. Ho goduto per anni di libero accesso agli ambienti altolocati, quelli “che contano” fino al giorno in cui, ormai cosciente di chi ero, ho deciso di farmi riconoscere per quello che ero veramente sono.

Da quel giorno è cominciato il mio calvario. Di colpo sono stato rifiutato da quel mondo a cui appartenevo, privato di ogni privilegio con voltafaccia di quasi tutti coloro che mi conoscevano e fino ad allora avevano tenuto i considerazione la mia amicizia, gente che da quel momento in avanti mi ha additato come pazzo visionario.
Nell’articolo di cui sopra leggo poi che le azioni giudiziarie da me intraprese “non hanno sortito alcun effetto”. Ciò è vero, ma solo se si omette di evidenziare che in tutte le azioni legali si è impedito ed evitato di rendere pubblica una sentenza sulla mia vera identità. I giudici si sono dovuti fermare prima perché la strada veniva loro sbarrata, perché impediti di pronunciarsi dopo aver esaminato i numerosi documenti, prove e testimonianze prodotte. Nel processo in corso il GIP e il Giudice Mangano hanno ritenuto valido il ricorso e l’hanno presentato al giudizio camerale, che ha poi emesso in modo incomprensibile l’Ordinanza contestata ed ora abrogata.
D’altro canto chi altri oserebbe affermare ciò che affermo io – e per ottenere questo, intentare cause contro il potere, il denaro e la nobiltà – senza vere prove e certezze più che inoppugnabili? E quand’anche esistesse un pazzo del genere, questi dovrebbe a sua volta trovare altri pazzi come lui che lo sostengono e l’aiutano, avvocati e penalisti che mettono in gioco la loro credibilità quindi l’intera carriera per sostenere un assurdo?! Ed infine dovrebbero esistere giudici che accettassero, dopo essersi documentati, di aprire un contenzioso sul nulla o su un’evidente farsa.
A riguardo voglio qui comunicarvi una notizia di pochi giorni fa che l’articolista del settimanale non poteva non conoscere. La Corte di Appello di Roma infatti, nell’udienza camerale del 19 ottobre scorso, ha nei fatti disconosciuto la precedente sentenza con la quale veniva chiusa la porta all’esame dei miei documenti. È questa un’importantissima dichiarazione con la quale un Tribunale dichiara in pratica che non sono né pazzo, né visionario e di fatto apre la strada al pieno riconoscimento della mia Vera identità.

Nel testo dell’Ordinanza del 14 ottobre 2005, il presidente dei tribunali civili di Roma, oltre a stravolgere quanto da me detto, -contenuto chiaramente e legalmente in tutto il ricorso- scrive che sarei nato a Peveragno il 20 novembre 1957, mentre nei certificati rilasciati dal comune di Cuneo è scritto che sono nato a Cuneo. In uno di essi c’è però un anomalia: la data di rilascio del documento, erogato dal Comune in numerose copie tutte con timbro e firme originale, è il 12 novembre 1957! La cosa risulta apparentemente assurda in quanto di 8 giorni antecedente a quella del soggetto attestato! Ma si noti che la data del 12 novembre 1957 è la mia vera data di nascita a Teheran.
A quanto pare sul mio caso si assommano sbagli delle autorità tutti da comprendere e giustificare; è un diritto del sottoscritto richiedere documenti sulla mia vera identità, specie se con mia sorpresa sono dichiarati esistenti dalle stesse autorità che mi accusano di essere bisognoso di cure…. Da bloccare!?!… Macroscopici errori in documenti ufficiali oppure…?!
Lascio a voi ogni ulteriore considerazione, per parte mia aggiungo solo che questi documenti sono ora depositati agli atti del processo per l’esame di merito da parte dei giudici.
Assurdita? Per un “normale” cittadino certamente si. Ma anche questo starebbe a dimostrare che di normale c’è ben poco nella mia vita. Infatti, come ormai è notizia risaputa, questo succede solo perché il mio riconoscimento porta con se anche la piena disponibilità del mio enorme patrimonio personale che -come da me già ufficialmente stabilito- appena mi sarà possibile, verrà destinato ai poveri, bisognosi di tutto il mondo di ogni credo e razza. La mia battaglia quindi, non è solo per me, ma anche per i miei amici poveri, come povero sono anch’io in questo momento.
Va da se che chi ha usato e sta usando il mio denaro, non accetta di buon grado tutto questo. Ecco quindi il perché di questa sfacciata opposizione a tutti i livelli.
La “Madre” di tutte le madri che mi ha aperto la strada e mi ha dato la forza e il sostegno morale per non soccombere ai numerosi attacchi -anche fisici- subiti, non solo continua a proteggermi, ma vincerà la battaglia. E sono convinto che lo farà anche in fretta!”
Tassone Ivano (Josef Pahlevi Savoia, Monhud)

Per concludere: “Per quanto riguarda la plastica facciale tutti voi potete trovare l’accenno fatto nel sito. Certo che una plastica inflittami a quell’età avrà pure creato in me dolore e difficoltà di accettare la cosa e che qualcuno l’abbia voluta fare a mie spese.
Le foto sono situate nel contesto chiaro di situazioni e persone che lo rendono attuale e situato in un luogo e tempo ben definito e riscontrabile”

Alla luce di questa lettera credo che molte domande trovino risposta ed altre si affaccino dagli angoli bui della nostra mente, ma se tutto ciò non bastasse a smuovere le coscienze, va detto che proprio in questi giorni alcuni nostri collaboratori sono venuti a conoscenza di altri fatti testimoniati da persone molto, molto vicine a Tassone Ivano e alle persone che lo aiutano. Da queste testimonianze verrebbero alla luce fatti gravissimi che avrebbero segnato profondamente la vita di Ivano Tassone. In particolare risulta che nel 1976 dopo il 10 ottobre Ivano venne trattenuto per circa venti giorni presso la caserma degli alpini di S.Rocco (CN) presso al sezione psichiatrica, senza possibilità di lavarsi o di cambiarsi i vestiti, senza possibilità di ricevere visite ma soprattutto con l’obbligo di assunzione di psicofarmaci. In questa sede dopo un trattamento di questo tipo, Ivano venne obbligato a firmare documenti che di fronte ai medici che lo avevano “curato” nei venti giorni precedenti lo facevano apparire come un malato di turbe schizoide, potenzialmente pericoloso. Ma ancora più incredibile è riscontrare che dalle stesse testimonianze risulterebbe che Suor M. T.abbia visto questi documenti firmati da Ivano, il quale ne sarebbe venuto a conoscenza da suoi amici militari di alto rango.
Altro aspetto ancora più incredibile ed inquietante e che una volta uscito Ivano doveva essere portato da un taxi a casa ed invece è stato portato nell’Ospedale militare di Torino e di fatto trattenuto per tutto il mese di novembre, sempre nel reparto psichiatria. Certo se uno è pazzo perché non trattenerlo nel suddetto reparto? Esatto ma non dimentichiamo la sentenza sopraccitata e soprattutto il modo in cui risulterebbe essere stato trattato.

Intanto perché non risultasse presente nell’ospedale per tutto il periodo della degenza veniva prelevato alle ore 20,00 e portato a dormire (sempre senza possibilità di lavarsi e cambiarsi) in brande posticce presso le abitazioni di B.M.T. via…, M.D. L.B e C.M.G. tutte persone nella zona tra il Cuneese e il Torinese.
A questo proposito va detto che oltre a maltrattamenti psico-fisici gli era sempre negata la possibilità di vedere i suoi amici tant’è che ad un certo punto la Beltrand andò dal Generale delle Forze Armate e pur di convincerlo ad aiutare Ivano gli donò l’Anello di Giolitti, questa persona provo in tutti i modi ad intervenire ma non ci fu nulla da fare. Altre testimonianze legano il periodo di degenza-prigionia di Ivano Tassone presso l’Ospedale di Torino a fatti di cronaca nera (documentati anche dai media del periodo). Due ragazzi trattenuti insieme ad Ivano morirono in circostanze misteriose: uno sotto un treno, l’altro con le vene tagliate!
Dopo questi fatti anche il Cappellano dell’ospedale accusò i medici che si occupavano di Ivano: “Siete dei maiali! Più sguazzate nel fango e meglio vi trovate!”. Dopo questo sfogo del Cappellano un medico trentino disse di essere molto dispiaciuto del modo in cui veniva trattato Ivano, ma che poteri troppo forti gli impedivano di fare qualcosa per aiutarlo. Il livello di tortura al quale Ivano era sottoposto comportava come detto l’assunzione forzata di psicofarmaci fino al punto di provocarne la dipendenza, a questo va inoltre aggiunto l’inoculazione di sostanze atte a far sembrare (fra le altre cose) Ivano un alcolista, lui che è astemio ancora oggi!
Alla Fine di questo mese di torture Ivano venne costretto a firmare un documento nel quale lui stesso dichiarava la sua pazzia. Ma perché tutto ciò? A cosa serve infliggere questo trattamento ad un uomo, un cittadino Italiano che pretende di avere ciò che gli spetta: la sua identità. E se fosse davvero un pazzo non dovrebbe essere trattato da tale? Perché invece una sentenza dimostra l’esatto contrario? Non sarebbe proprio comprensibile un simile accanimento se non ci fossero sotto interessi enormi, sia personali che collettivi. I pazzi sono coloro che combattono così!
Elvis Novelli


Dopo la lettura di questo articolo molti resteranno basiti, altri increduli, altri ancora diranno “ma si! Anni fa avevo sentito qualcosa del genere!”, qualcun altro ancora mostrerà curiosità e sicuramente qualcun altro farà ancora una volta di tutto perché ciò non venga divulgato. Di certo però pochi resteranno indifferenti alla storia che vi stiamo per raccontare!

Alcuni mesi fa ci siamo imbattuti in un sito internet a dir poco inquietante (http://www.lastoriaincredibile.org/). Il sito racconterebbe (il condizionale è d’obbligo) la vera storia del figlio dello Scià di Persia Reza Pahlavi.

Partendo dal presupposto che per capire bene questa storia è indispensabile leggere quanto scritto sul sito in questione, nel quale il protagonista stesso di questa incredibile storia, un nostro vicino visto che la sua vita l’ha trascorsa a Peveragno, racconta i fatti inconfutabili che hanno drammaticamente stravolto la sua vita e lo hanno ridotto alla povertà assoluta, ma soprattutto lo hanno trasformato nel signor nessuno visto ad oggi dopo molti anni non gli viene riconosciuto uno dei diritti sacrosanti della nostra costituzione: riavere il proprio nome!

Nel sito vengono fatti nomi e cognomi di persone coinvolte in questa oscura vicenda e vengono illustrate prove e fatti che coinvolgono le più alte cariche dello stato italiano.

Dopo esserci documentati il più possibile sulla veridicità del sito, quantomeno assicurandoci che non fosse uno scherzo, abbiamo provato a raccogliere informazioni ma stranamente non riuscivamo a trovare nulla, niente di niente. Sembrava davvero strano che nessuna testata cartacea oppure on line avesse trattato l’argomento e la frustrazione era molta. Poi recentemente, girovagando per internet ci siamo imbattuti in un altro sito che parlava di questa vicenda, sito a dir poco introvabile!

http://www.tonyassante.com/baglioni/2004/
fausta2/ilfaustino/renzo/IVANO/indice.htm

Se tutto ciò non bastasse a incuriosirvi, sappiate che anche su un altro sito è apparso un esauriente articolo sulla vicenda di Reza Pahlavi, quello assai più noto di Gabriella Pasquali Carlizzi (tra i nostri link), giornalista investigativa romana che da anni si batte affinché le vicende del Mostro di Firenze vengano riportate alla luce. Solo Lei ha avuto il coraggio di provare a squarciare il velo di silenzio e omertà che imprigiona questa inquietante storia nelle trame oscure della giustizia italiana, ma leggendo con noi questa storia vi accorgerete da soli delle dimensioni abnormi della stessa.

Vi ricordo che è caldamente consigliata la lettura della storia dal sito originale: buona lettura!

Elvis Novelli